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Intervista a Conrad Tao

Conrad Tao | GOG Genova

Pianista e compositore, Conrad Tao è considerato uno dei più interessanti artisti della sua generazione ed è stato definito dal New York Times come un musicista capace di "sondare l'intelletto e di esprimere una visione artistica a cuore aperto".
In occasione del suo debutto al Teatro Carlo Felice di Genova per la stagione GOG 2017/2019, Conrad Tao ha illustrato la sua attività di musicista e compositore e la sua passione per la musica elettronica.

L'intervista video completa a Conrad Tao è disponibile sul canale Youtube ufficiale della GOG.

Pianista, compositore ma anche violinista: come riesce a far "convergere" queste attività?
Io sono pianista, violinista e compositore. Da un punto di vista "professionale", adesso sto lavorando nell'ambito del pianismo e della composizione.
Ho suonato in pubblico il violino per alcuni anni. Tuttavia, è difficile dire quale di queste attività mi impegna di più.
È "buffo": quando ero molto piccolo e ho iniziato a comporre, mi sembrava che suonare e scrivere fossero la stessa cosa. Sembrava che suonare e scrivere musica derivassero da simili impulsi.
Successivamente sono maturato e ho cominciato a distinguerli l'uno dall'altro, come se fossero parti diverse del mio cervello. Adesso stanno ricominciando a convergere, a "incontarsi" di nuovo. Pertanto, è qualcosa di veramente complicato.
Penso che entrambi riescano a soddisfare molte mie "necessità" intellettuali.
Esibirmi mi permette di guardare a una parte di me che chiede spontaneità e una risposta immediata perchè in un concerto non importa come sei preparato nella visione di un'opera. Tu sei ancora sul palco, stai respirando e devi essere pronto ad affrontare qualsiasi cosa ti possa accadere lì.
Comporre è, invece, diverso. Scrivere musica significa organizzare le cose e inserirle dentro una sorta di "sequenza", se proprio vogliamo immaginarlo così.
Nonostante ciò, entrambi sono, nel mio caso, molto connessi. Infatti, mi rivolgo alla composizione come un musicista e all'interpretazione musicale come un compositore.

Lei è un compositore affermato: quando ha iniziato, e come, a scrivere musica?
Ho iniziato a comporre più o meno quando ho cominciato a suonare. Ho iniziato a suonare il pianoforte quando avevo circa 18 mesi. Poco dopo, credo di aver cominciato a comporre le mie melodie e quelle che potevano definirsi delle frasi musicali.
Ho spesso paragonato questo allo scoprire per la prima volta il vocabolario di qualsiasi lingua e capire che, in qualche modo, questi "pezzi" si possono mettere insieme e ottenere dei risultati rilevanti.
All'inizio credo di aver cercato di mettere insieme delle idee su cosa fosse la logica musicale.
Ho quindi iniziato la mia formazione musicale quando avevo all'incirca 5 anni.
Penso che comporre sia la maniera, veramente intensa, di penetrare nella tua personale idea di ascolto e di comprensione della musica. Forse, soprattutto di ascolto. Credo che sia un tentativo di "tradurre" cosa accade dentro di te, qualcosa che ti emoziona nel profondo.

Lei è attivo nel campo della musica elettronica: ci illustra questo suo interesse?
Ho lavorato con la musica elettronica, con varie modalità, per molto tempo.
Ricordo ancora quando ho iniziato ad utilizzarla per i miei lavori - e a fare questo per il pubblico: mi sembrava qualcosa di spaventoso, in quanto ero cresciuto realizzando musica elettronica per me stesso e, durante la mia adolescenza, avevo cercato di insegnare a me stesso come produrre e mixare.
Quando ho iniziato a utilizzare la musica elettronica nei miei lavori, che presentavo al pubblico con il mio nome, era davvero una cosa che mi spaventava molto. Ancora adesso è una situazione che mi spaventa assai perché quando adopero altri linguaggi e lavoro con l'elettronica continuo a fare ritorno in un "luogo" dove faccio tutto questo per me stesso ed è una cosa personale, un'attività divertente, stimolante e rilassante che pratico "a tempo perso", ma che percepisco ancora "vitale" per me.
Adesso, però, è un'occupazione più "seria" e mi pongo degli standard più alti per quello che faccio.
Lavorare con la musica elettronica ha completamente cambiato il mio approccio nei confronti della musica, in particolar modo a livello di suono. Lavorare con l'elettronica ha inoltre cambiato il modo di sentire delle mie orecchie e le ha rese più sensibili a certe situazioni.
Come pianista, penso di poter esibire molti interessi, come il mixaggio. si tratta, semplicemente, di "trattare" il suono con altre modalità che, in qualche maniera, sembrano simultaneamente più "astratte", in quanto non stai forse producendo musica con uno strumento "vero e proprio", ma anche più "concrete" e "materiali", poiché stai considerando il suono come se fosse qualcosa di "fisico" che stai "scolpendo".
Così ho cercato di inserire tutto questo nella mia attività di pianista. E, dal mio punto di vista di "compositore", è qualcosa di utile, perché significa che hai ascoltato più dettagli e con più dettagli sei in grado di emergere da più punti di vista sonori.

La sua formazione è avvenuta negli Stati Uniti e qui si è affermato. Come descriverebbe il suo impatto con il panorama musicale europeo e il pubblico del Vecchio Continente?
Mi viene difficile fare delle "generalizzazioni" nel descrivere il pubblico dal punto di vista delle provenienze nazionali. Ciò che, ritengo, si possa notare subito risiede nel fatto che certe tradizioni sono abbastanza diverse le une dalle altre. Negli Stati Uniti, dove sono cresciuto, le persone tendono
ad "alzarsi in piedi" di più. Il pubblico cambia parecchio di serata in serata.
Posso comunque affermare, e senza dubbio, che alcune delle orchestre con le quali ho lavorato in Europa, e che avevano maggiori mezzi economici, proponevano varie volte dei programmi un po' più "audaci". Sono convinto che in questo modo si possano realizzare programmi musicali senza percepire il bisogno di raggiungere un certo livello di stabilità di pubblico, una situazione che invece ho incontrato qualche volta negli USA. Non sempre, ma qualche volta.
Nonostante ciò, credo che sia qualcosa di veramente personale. Ogni concerto crea un nuovo rapporto con il pubblico e non necessariamente bisogna creare distinzioni da un punto di vista geografico.

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