Protagonista, con il Quartetto di Cremona, del primo concerto della stagione GOG 2019/2020, il violinista Cristiano Gualco incontra Anna Geniushene per parlare di come è nata la loro ormai apprezzata collaborazione, dell'importanza della formazione, dei progetti didattici e di quanto uno strumento prezioso possa influire sull'attività artistica di una celebre formazione.
L'intervista video completa a Cristiano Gualco e Anna Geniushene è disponibile sul canale Youtube ufficiale della GOG.
Come nasce la vostra collaborazione?
Anna Geniushene: La mia collaborazione con il Quartetto di Cremona è nata due anni fa durante il Concorso Busoni quando ho avuto il privilegio di condividere il palco con questi magnifici artisti quali sono i componenti del Quartetto di Cremona.
Durante la prima prova della Finale ho suonato con loro il Quintetto di Schumann per la prima volta.
Cristiano Gualco: Ci siamo incontrati, appunto, al Concorso "Busoni". Per la prima volta il Concorso aveva introdotto una prova di musica da camera in cui, appunto, prima della finalissima con orchestra i pianisti dovevano eseguire pezzi di musica da camera con un quartetto, in questo caso noi del Quartetto di Cremona. C'erano sei finalisti, noi abbiamo scelto uno di loro come vincitore della prova di musica da camera e con Anna devo dire che abbiamo avuto subito una sensazione meravigliosa suonando Schumann.
Non c'è stato nessun dubbio che lei fosse la vincitrice di quella prova: in effetti ha poi conseguito un bellissimo premio alla finalissima. Siamo quindi contenti di suonare con lei.
Assieme ad Anna abbiamo ormai realizzato un po' di concerti e continueremo anche in futuro.
Maestro Gualco, quest'anno il Quartetto di Cremona ha ricevuto al Borletti-Buitoni Trust il Franco Buitoni Award per la vostra costante diffusione della musica da camera. Quanto è importante nel vostro lavoro l'attività didattica e di insegnamento?
Noi membri del Quartetto di Cremona abbiamo avuto un lungo periodo di apprendimento e noi stessi siamo stati degli studenti. Una volta intraprese le nostre carriere, non tanto dopo abbiamo anche iniziato a insegnare. Abbiamo incominciato con l'Accademia Stauffer, dove insegniamo da sette-otto anni. Sono tanti i quartetti che vengono a studiare con noi e siamo abbastanza orgogliosi di aver contribuito a stimolare la nascita di nuove formazioni che continuano seriamente nella loro attività. Alcuni di questi quartetti vantano già importanti carriere e per questo siamo molto fieri di loro e anche del lavoro che abbiamo fatto.
Ci sono poi tanti altri progetti che proponiamo ai giovani. Tramite Simone Gramaglia, la nostra viola del Quartetto di Cremona, esiste il progetto chiamato "Le Dimore del Quartetto" che ospita i giovani quartetti non solo italiani, ma ormai provenienti da tutto il mondo, in alcune meravigliose dimore storiche. Qui lavora un pubblico particolare e ci sono particolari condizioni che aiutano loro a studiare e aiutano la musica ad essere divulgata.
Siamo, quindi, convinti di contribuire, nel nostro piccolo, a sviluppare la tradizione della musica da camera in Italia, che non è storicamente così sviluppata, e lo facciamo perché amiamo la musica e amiamo il repertorio per quartetto.
Maestra Geniushene, lei ha conquistato il terzo premio al Concorso "Busoni" di Bolzano. Cosa ha significato per la sua carriera?
Partecipare al Concorso Busoni è stato il "trampolino di lancio" per la mia carriera di musicista e di solista perché da quel momento ho suonato in così tanti luoghi diversi, ho potuto visitare grandi città e sono stata invitata persino a partecipare a delle masterclass e a collaborare con varie formazioni cameristiche. Sono convinta che sopravvivere attraverso questa "maratona" musicale abbia già rappresentato un enorme sforzo per me, anche perché questa è stata la prima competizione internazionale di grande prestigio a cui ho partecipato, la mia prima esperienza e anche di maggior successo!
Maestro Gualco, tutti i componenti del Quartetto di Cremona suonano strumenti preziosi: un Guadagnini, un Testore, un Torazzi e un Dom Nicola Amati. In più avete suonato il celebre "Paganini Quartet", ossia i quattro Stradivari appartenuti a Niccolò Paganini e che avete ricevuto in prestito dalla Nippon Music Foundation. Quanto è importante la liuteria, soprattutto quella "storica", nella vostra arte?
C'è sempre l'idea che gli strumenti antichi siano gli strumenti migliori e che quelli nuovi siano meno belli. In realtà un buon strumento è sempre tale fin dalla nascita.
Quando abbiamo suonato il Paganini Quartet eravamo a conoscenza- noi che siamo, tra l'altro, di Genova, che il quartetto di strumenti era appartenuto a Paganini, che lui aveva toccato questi strumenti, che, addirittura, aveva per anni suonato in concerto con il mio violino. Esperienze come queste spingono l'esecutore a un diverso approccio, violinistico nel mio caso, proprio con la musica.
Non so quanto il pubblico possa notare la differenza tra un suono più nuovo e uno più antico, un migliore o un peggiore suono, ma io credo che sia l'esecutore che sente queste differenze ed è, diciamo, stimolato nella fantasia, nella ricerca e nella comprensione della musica. Pertanto, è importantissimo avere un buon strumento ed è importantissimo avere uno strumento che abbia una storia e noi, da questo punto di vista siamo fortunati.
Io, tra l'altro stasera non suonerò il Guadagnini ma suonerò uno strumento Amati, quindi parliamo sempre di straordinari liutai - dopo Amati sono poi venuti Stradivari, Guarneri e così via. Si tratta di un bellissimo strumento e sono molto felice di poterlo suonare.